San Bernardino - auditorium Manenti
A pochi passi dal duomo, in pieno centro storico, la chiesa di San Bernardino è tanto spoglia esternamente quanto ricca ed esuberante negli interni.
A pochi passi dal duomo, in pieno centro storico, la chiesa di San Bernardino è tanto spoglia esternamente quanto ricca ed esuberante negli interni.
La vasta aula unica infatti (la più grande in città ) è considerata a ragione una sintesi esemplare dell'arte figurativa cremasca dal primo Cinquecento fino al secondo Ottocento.
Si parte da Vincenzo Civerchio e si arriva a Luigi Manini, passando per Giovan Angelo Ferrario, Tomaso Pombioli, Gian Giacomo Barbelli, Giovan Battista Lucini e Mauro Picenardi (per dir solo dei più noti) in un'antologia efficace di stili e maniere.
Anche le arti cosiddette "minori" sono ben rappresentate, come dimostrano i pregevoli stucchi delle cappelle laterali e gli intagli dei due organi (uno nell'abside e un altro in contro-facciata).
L'intero edificio risale ai primi del Cinquecento, quando i cremaschi ricostruirono in centro città una precedente fondazione francescana di frati Minori Osservanti, sempre dedicata a S. Bernardino e che si trovava fuori dalle mura cittadine, oltre il fiume Serio. Proprio questa esposizione l'aveva infatti resa vulnerabile ad attacchi e saccheggi, come quello ad opera dei Veneziani nel 1514, che si rivelò fatale.
La nuova chiesa (insieme al relativo convento) venne edificata a partire dal 1518. Esternamente la semplicità delle linee comunicava l'amore per la povertà dei francescani; internamente l'ampia sala unica doveva accogliere i molti fedeli che si radunavano per ascoltare le prediche dei frati, che richiamavano sempre un pubblico numeroso anche dalle città circostanti.
La vasta aula unica infatti (la più grande in città ) è considerata a ragione una sintesi esemplare dell'arte figurativa cremasca dal primo Cinquecento fino al secondo Ottocento.
Si parte da Vincenzo Civerchio e si arriva a Luigi Manini, passando per Giovan Angelo Ferrario, Tomaso Pombioli, Gian Giacomo Barbelli, Giovan Battista Lucini e Mauro Picenardi (per dir solo dei più noti) in un'antologia efficace di stili e maniere.
Anche le arti cosiddette "minori" sono ben rappresentate, come dimostrano i pregevoli stucchi delle cappelle laterali e gli intagli dei due organi (uno nell'abside e un altro in contro-facciata).
L'intero edificio risale ai primi del Cinquecento, quando i cremaschi ricostruirono in centro città una precedente fondazione francescana di frati Minori Osservanti, sempre dedicata a S. Bernardino e che si trovava fuori dalle mura cittadine, oltre il fiume Serio. Proprio questa esposizione l'aveva infatti resa vulnerabile ad attacchi e saccheggi, come quello ad opera dei Veneziani nel 1514, che si rivelò fatale.
La nuova chiesa (insieme al relativo convento) venne edificata a partire dal 1518. Esternamente la semplicità delle linee comunicava l'amore per la povertà dei francescani; internamente l'ampia sala unica doveva accogliere i molti fedeli che si radunavano per ascoltare le prediche dei frati, che richiamavano sempre un pubblico numeroso anche dalle città circostanti.
Testi a cura dell'Associazione guide turistiche "Il Ghirlo"